01 febbraio 2017

Architettura - "Enigma" è l'ultima creatura dello chef Adrià dove prevalgono giochi di trasparenze e nuance dei grigi !

L’impero di Ferran e Albert Adrià, chef di fama internazionale nella metropoli catalana vanta già le insegne Tickets, Bodega 1900, Hoja Santa, Pakta, Niño Viejo.

Ora, con l’idea di reinventare un nuovo approccio allo spazio- ristorante ecco l’ultima creazione dei fratelli Adrià in partnership con la famiglia Iglesias, che ha aperto con il nome “Enigma”  i primi di Gennaio a Barcellona.



I coperti sono poco più di venti, sparsi lungo i meandri di un corridoio simile a un labirinto, per una superficie complessiva di 700 metri quadrati ripensata da RCR –Architetti in seguito a un bando.


L’ambiente è caratterizzato da giochi di trasparenze con cristalli e resine nelle nuance del grigio, vaporosità ovattate sulle maglie metalliche del soffitto  e luci cangianti lungo l’intero percorso – quasi un ambiente surreale. La firma RCR è anche sulle uniformi del personale, mentre le stoviglie sono griffate Roos van de Velde, le ceramiche Carme Balada o Luesma & Vega.


Al ristorante si accede componendo un codice personale per poi degustare una cinquantina di bocconi dalla composizione minimalista, per un prezzo di 220 euro bevande incluse.
Si tratta di un percorso di degustazione e non certo di un pranzo o di una cena convenzionale – tutto è molto sorprendente:
Si arriva in un salottino (il Ryokan) in cui si viene ricevuti  con una infusione e i primi, leggerissimi bocconi: quasi sfoglie, profumi.
Poi segue la Cantina, cioè un tavolo al quale in piedi si scelgono le bevande per accompagnare la cena e si cominciano ad abbinare i primi snack a cocktail creati per l’occasione.
Di seguito ci si sposta, sempre in piedi, ad un altro banco (la Barra), dove il barman prepara altri due cocktail, per i quali stavolta è la cucina a trovare il giusto abbinamento, e non viceversa. 


Poi ci si siede ad un teppanyaki (la Planxa) dove si conoscono tre cuochi, fra cui Oliver Penya, “responsabile gastronomico”, che interagiscono con i commensali preparando piatti di cucina creativa alla piastra e spiegandone tecniche e gesti.
Finalmente ci si accomoda in una sala da pranzo vera e propria, in cui è facile essere affiancati da uno solo o da un paio di tavoli. Già, perché il percorso da Enigma prevede l’alternanza degli ospiti (24 al massimo in tutto, per servizio) in ciascuna situazione.
Al Dinner si mangiano i piatti veri e propri, serviti in porcellane bianco candido, che nulla hanno a che vedere con i piatti di design che hanno contraddistinto la cucina d’avanguardia degli ultimi anni. E il carciofo fondente e al carbone con salsa di oliva che risulta  uno degli esempi di una cucina concentrata.


I piatti però  vengono spiegati subito dopo averli assaggiati, per non influenzare il commensale e lasciarlo interagire col cibo.



Il percorso gourmet si conclude con i dolci (l’arancia al curry è uno dei più incisivi) e dopo i dolci ecco che viene svelato l’ultimo enigma.


Dopo aver attraversato la cucina, infatti, perfettamente integrata al resto delle sale e degli spazi in cui si mangia, si passa attraverso la dispensa e, come d’incanto si vien proiettati in un altro mondo, altra atmosfera, musica ed epoca.



Nessun commento:

Posta un commento